TPL Rovigo: servono proposte concrete per evitare i tagli

Nei giorni scorsi la FILT Cgil di Rovigo ha incontrato il Presidente della Provincia di Rovigo, Marco Trombini e l’assessore comunale ai trasporti Luigi Paulon: recenti articoli di stampa avevano messo in allarme tutto il mondo sindacale che ormai da anni è conscio di come il trasporto pubblico abbisogni di un ragionamento più strutturato che se demandato al solo territorio rodigino nasce perdente in partenza.
I mesi che si profilano all’orizzonte saranno scanditi dal dibattito sul referendum autonomista indetto dalla Lega Nord. Una consultazione senza valore cogente ma che vuole tastare il polso ai cittadini del Veneto rispetto il tema caldo di una progressiva autonomia – per l’appunto – che talune Regioni rivendicano dallo Stato Centrale. Peccato che per quanto riguarda la materia trasporto pubblico, il riformato titolo V della Costituzione, da 16 anni a questa parte, affida alla Regioni ampie competenze in materia. Se volessimo trarre un consuntivo rispetto a quanto la Regione Veneto – guidata dai medesimi soggetti che oggi propongono la consultazione- ha fatto per il trasporto pubblico Veneto questo sarebbe assai deludente.
Da anni la FILT CGIL rivendica la necessità divenuta quanto mai pregnante di costruire una gestione del trasporto pubblico efficiente, intermodale, funzionale ai bisogni degli utenti. Messe così potrebbero sembrare parole vuote, nei fatti ci sono azioni concrete che dovrebbero essere disposte ma che da anni vengono eluse. Il Veneto continua ad essere il regno delle tante aziende che esercitano il servizio in bacini territoriali frammentati. Altrove invece il servizio è gestito su base Regionale condizione che permette una omogeneità di orari, tariffe e perché no, condizioni lavorative. È l’unione europea che sollecita l’affidamento del servizio di trasporto tramite gara pubblica; in Regione Veneto invece gli affidamenti vengono prorogati di anno in anno in deroga e sulla base di consuetudini dure a morire.
È innegabile come in questi anni la Regione Veneto abbia adottato un approccio squisitamente ragionieristico limitandosi a riversare alle aziende le risorse derivanti dal fondo nazionale trasporti, scaricando di fatto su queste (quindi sui lavoratori) le esternalità negative dei tagli che si sono adottati. Dal 2011 per il TPL è iniziato un calvario per il trasporto pubblico Veneto. L’allora Taglio del 11,8% decretò una soppressione delle corse domenicali, l’interruzione di rapporti di lavoro e l’esternalizzazione di servizi prima gestiti in casa. Nel frattempo la politica non è riuscita – o non ha voluto – produrre alcun tipo di ragionamento d’insieme su una dimensione almeno regionale abbandonando ogni territorio alla propria dimensione politico / territoriale. Condizione assai tragica per Rovigo: provincia afflitta dal vuoto lasciato dalla riforma Del Rio che di fatto l’ha tramortita esasperando le debolezze decisionali che già la caratterizzavano.
Di oggi l’ennesima crisi. Approvata la legge di bilancio dal parlamento il 27 dicembre 2016 (che prevedeva la riduzione del fondo nazionale trasporti per l’anno 2017) era logico prevedere per l’anno in corso una riduzione dei trasferimenti alle Regioni le quali a loro volta avrebbero tagliato i corrispettivi economici alle aziende esercenti. Soltanto ora, ad agosto inoltrato, la Regione dà contezza di come deve essere gestito il servizio per l’anno in corso e applica pari-pari il nuovo taglio derivato dalla riduzione del fondo nazionale: in buona sostanza, le Aziende che da gennaio 2017 hanno operato senza ricevere alcun trasferimento dalla Regione indebitandosi per pagare carburante e stipendi, devono gestire ora retroattivamente un nuovo taglio del 3,33%. Una condizione a dir poco paradossale che rischia per Rovigo di rendere il diritto alla mobilità definitivamente niente più che una petizione di principio.
È evidente che il sindacato non accetterà supinamente una scenario simile. Crediamo sia venuto il tempo che il polesine tutto alzi la testa. Il trasporto pubblico deve essere concepito non solo come servizio alla cittadinanza ma anche come volano per lo sviluppo di un territorio ed è quindi paradossale che nessuno riesca a vedere le tante opportunità, non da ultima quella turistica, che il Polesine potrebbe offrire. Recentemente un articolo apparso su Repubblica ha decantato le nostre bellezze il cui elenco sarebbe troppo lungo da potere essere qui redatto, e che vanno dai musei (Museo Etrusco di Adria, Frattesina, Della Giostra), alle corti rurali, tante da recuperare altre che già in autonomia hanno sviluppato una vocazione culturale e turistica (Tenuta Castel Venezze a San Martino, Tenuta Ca Zen Taglio di Po’) alle tante opere d’arte disseminate sul territorio (Badia, Adria, Rovigo, Lendinara) ad un ambiente unico del delta del Po ai tantissimi percorsi ciclabili e rurali.. Quello del Polesine è paesaggio unico nel Veneto che potrebbe tradursi in modello dove la cura del territorio e la conservazione dei patrimoni esistenti potrebbero generare ricchezza e benessere se adeguatamente interconnessi in un piano della mobilità che per forza di cose deve essere ambizioso.
Fin ora tutto ciò è ben lungi dall’essere realizzato ma è quanto di più necessario è per il Polesine.
La CGIL al di là della vuota propaganda di cui spesso soffre la politica, continuerà a spendersi in proposte concrete affinché sia tutelato il lavoro e il patrimonio che abbiamo ereditato nel tempo sia trasmesso alle generazioni future.
Matteo Cesaretto Segretario Generale Filt Rovigo